Adolescenti oggi

L’adolescenza può essere definita come una fase in cui si manifesta la massima concentrazione di piccoli e grandi cambiamenti, dove irrompono sulla scena temi esistenziali, desideri e paure che rimarranno delle costanti per tutta la vita. Adolescenza come luogo di drammi, di contrari e di contrasti, officina di sogni e di progetti. Tempo in cui emerge la necessità di cambiare e la paura di farlo, la fatica di parlare e il grande bisogno di essere ascoltati.

L’adolescenza non si configura più come un tempo a termine, ma come una concentrazione dei processi di cambiamento che continuano e che interpellano tutto il corso della vita (Melucci, Fabbrini, 2000).

Partendo dal presupposto che identità si struttura quando si riesce a sperimentare sia l’autonomia che l’appartenenza, la crescita si configura come un processo continuo di costruzione, decostruzione e aggiornamento dell’identità. Emerge l’importanza, da parte degli adulti, genitori e non, di acquisire un atteggiamento curioso e disponibile ad apprendere dai giovani, ad ascoltarli con profondo interesse a volergli bene con fiducia e nello stesso tempo a mantenere autorevolezza, a dare suggerimenti, indicazioni e ordini nel rispetto del loro “disordine” e della loro unicità (V. Conte).

Infine, importante sottolineare le nuove scoperte in campo neurobiologico, che dimostrano come sviluppo celebrale ed esperienza si influenzano mutualmente (Kandel, 1998). Come l’espressione genica influisce sul comportamento, così le esperienze sociali influenzano il funzionamento celebrale, la sua struttura, la sua organizzazione.

Le ricerche scientifiche degli ultimi anni hanno messo in luce le notevoli trasformazioni strutturali e funzionali che coinvolgono il corpo e in particolare le strutture celebrali durante l’adolescenza, disconfermando la convinzione in precedenza diffusa secondo la quale lo sviluppo di queste ultime potesse considerarsi terminato all’ingresso della pubertà (Powell, 2006).

L’importanza del benessere psicologico perinatale

La nascita di un bambino si configura, per entrambi i genitori, come parte del normale percorso evolutivo nel ciclo di vita; in particolare, ogni futura madre, alla quale è chiesto di avviare l’inevitabile “processo di riorganizzazione psichica che la maternità porta con se” (Tambelli, 2012), risulta esposta ad una “crisi maturativa” (Bibring, 1959), che da un lato offre una inestimabile possibilità di crescita e sviluppo olistico della neo-madre ma dall’altro può accentuarne la vulnerabilità individuale.

Numerosi studi, in ambito nazionale e internazionale, rivolgono il loro interesse ai processi psichici e ai cambiamenti emotivi e corporei inerenti alla maternità, mettendo in luce la complessità psicologica di questo particolare momento della vita, in grado di coinvolgere non solo la diade madre-bambino, ma anche il padre e l’intero sistema familiare. Il supporto sociale è stato identificato come uno dei fattori che maggiormente contribuiscono alla qualità delle esperienze nel post-partum. Che esso derivi dal partner, dalla madre o dal contesto sociale allargato, gli studi presi in esame sembrano dimostrare che per la donna sia fondamentale la possibilità di condividere la propria esperienza e sentirsi sostenuta o “contenuta” dalle figure di riferimento, in modo da avere intorno a sé un ambiente di holding (prendendo in prestito il termine di D. Winnicott, 1971) per poter vivere con serenità questo importante momento della sua vita.

Dagli anni ’70 del secolo scorso, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie, anche la medicina fetale ha contribuito a chiarire importanti aspetti della relazione tra il feto e la futura madre: come osservato da Piontelli (1987;1992) grazie alle indagini ultrasonografiche, sin dalla gravidanza il feto sembra intrecciare delle relazioni assai complesse con l’ambiente intra-uterino e, dalle prime esperienze sensoriali, è possibile distinguere preferenze e reazioni altamente individuali, evidenziando una continuità di comportamento e di tratti temperamentali tra vita pre e post-natale.